Arriva in Italia Refurbed, mercato online per l’elettronica ricondizionata alla cui base c’è la volontà di ridurre la sempre più crescente Cyber Waste. La nostra redazione ha fatto due chiacchiere con Kilian Kaminsk, co-fondatore della startup.
“Due anni fa il mio co-fondatore Peter Windischhofer acquistò un telefono usato su una piattaforma peer-to-peer in Austria. Il telefono durò solo tre settimane prima che si manifestasse un difetto tecnico che lo costrinse a buttarlo. Peter non si diede per vinto, e dopo un’approfondita ricerca su possibili alternative si imbattè nei prodotti rigenerati. Questa è stata la nascita di Refurbed”. Inizia così la nostra conversazione virtuale con Kilian, uno degli ideatori di Refurbed, piattaforma online per l’elettronica rigenerata che consente ai clienti di acquistare prodotti ricondizionati di qualità e in garanzia, con un prezzo significativamente inferiore rispetto ai nuovi prodotti (fino al 40% in meno).
Ma soprattutto, cosa ben più preziosa, Refurbed è un progetto altamente sostenibile perché reinserisce in commercio prodotti quali computer, iphone e tablet destinati a diventare rapidamente rifiuti per via dell’effimero desiderio dei consumatori degli ultimi modelli o a causa dei costi di riparazione elevati.
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Pensate che in Italia i RAEE – rifiuti di apparecchiature elettriche ed elettroniche – prodotti ogni anno sono circa 800 mila tonnellate, mentre nel mondo si sfiorano i 50 milioni di tonnellate di rifiuti elettronici. La cosa ben più grave, prendendo il caso nostrano, è che quasi 600 mila tonnellate all’anno non si sa dove vadano a finire (fonte: La Stampa). Quello che possiamo dedurre è che vengono smaltiti come rifiuti indifferenziati o abbandonati in discariche a cielo aperto e nell’ambiente, inquinando così il terreno e le acque con prodotti tossici. E pensare che per l’Italia, un paese in crisi economica, povero di risorse e con elevata competenze manufatturiere, recuperare e riciclare i rifiuti tecnologici potrebbe essere una sana e fiorente economia.
Infatti, come ci racconta Kilian, l’E-Waste è oggigiorno la categoria di rifiuti con la crescita più rapida: la maggior parte di essa viene spedita dall’Europa all’Africa, ad Accra in Ghana, dove si trova la più grande discarica di rifiuti elettronici al mondo in cui le persone lavorano in condizioni pericolose e disumane. Progetti come Refurbed consentono di aumentare la durata di un prodotto, che a sua volta riduce automaticamente i rifiuti elettronici. Un sacco di prodotti usati possono essere rinnovati poiché solo 1-2 parti devono essere sostituite, il che consente al dispositivo di avere nuova vita.
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La startup si inserisce in quel filone di progetti imprenditoriali che sempre più spesso negli ultimi anni hanno messo la sostenibilità al centro. Kilian sottolinea infatti che tecnologia e sostenibilità devono procedere di pari passo. Il nostro pianeta sta andando a rotoli e dobbiamo modificare radicalmente la società dei consumi. Attraverso l’innovazione e le nuove soluzioni per una vita sostenibile possiamo ancora salvare la Terra. A mio parere il problema più grande è che spesso l’opzione sostenibile è più costosa dell’opzione non sostenibile. Con Refurbed, invece, risolviamo questo problema perché i costi sono sensibilmente inferiori al nuovo. Attraverso questo modello vogliamo diventare un punto di riferimento per le persone che intendono vivere in maniera più sostenibile.
Oltretutto, il processo di ricondizionamento riduce le emissioni di CO2 del 70%: ciò significa che vengono prodotte ancora emissioni di CO2 del 30%. Per provare a ridurre questo dato Refurbed ha stretto una partnership con Eden Reforestation Projects, no-profit che pianta un albero in Madagascar, Haiti o Nepal per ogni dispositivo ricondizionato che vendiamo. Questo albero compensa le emissioni generate dal processo di rigenerazione, il che significa che se un cliente acquista un prodotto su Refurbed lo acquista al 100% sostenibile!
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