Un’agricoltura sostenibile dal punto di vista ambientale, sociale ed economico è possibile e lo testimoniano diverse esperienze in tutto il mondo
Nell’ultimo mezzo secolo il sistema agroalimentare si è basato principalmente sull’agricoltura intensiva. Quest’ultima ha ottenuto risultati molto soddisfacenti dal punto di vista delle rese grazie all’introduzione di macchinari, pesticidi e fertilizzanti chimici. Non sono però mancati i risvolti negativi: inquinamento, perdita di biodiversità, eccessivo sfruttamento delle risorse e impoverimento dei piccoli agricoltori.
Per questi motivi, negli ultimi decenni, si sono diffusi diversi modelli di sviluppo agricolo più sensibili alla questione sociale e ambientale. Una delle proposte più promettenti individuate dalle organizzazioni contadine, tra cui La Via Campesina, e dalle istituzioni internazionali, come la FAO, è l’agroecologia. Un sistema che promuove pratiche agricole fondate su principi ecologici come l’equilibrio tra parassiti e nemici naturali, l’utilizzo di composti naturali e la conservazione e condivisione delle sementi. L’agroecologia rivolge lo sguardo al passato e al futuro ricorrendo sia ai saperi tradizionali sia alle innovazioni rispettose dell’ambiente.
Nel corso degli anni è stata ampiamente riconosciuta l’importanza delle pratiche agroecologiche tanto da essere inserite in numerosi progetti di sviluppo in tutto il mondo. A tal proposito, Olivier De Schutter, relatore ONU per il diritto al cibo, ha riferito che
i progetti agroecologici mostrano una media di incremento nella produttività dei campi dell’80% in 57 Paesi in via di sviluppo. La percentuale aumenta al 116% nei progetti africani.
Miguel Altieri, docente all’Università della California, spiega che spesso è stato possibile coltivare in terreni difficili proprio grazie al ricorso a tecniche agroecologiche millenarie. Un esempio è il sistema milpa messicano in cui mais, fagioli, zucca e peperoncino sono coltivati insieme con rese elevate. Oppure il caso dei giardini galleggianti dello Sri Lanka che resistono agli allagamenti. Nel corso degli anni, quindi, i sistemi agroecologici si sono dimostrati resilienti, energeticamente efficienti, socialmente giusti e ricchi di biodiversità. L’agroecologia sembra superare in maniera evidente l’agricoltura convenzionale dal punto di vista sociale, economico e ambientale.
Logicamente gli elementi essenziali per un’agricoltura sostenibile non sono esclusivamente tecnici, bensì anche economici, sociali e politici. Non è possibile, infatti, promuovere cambiamenti ecologici nel settore agricolo senza richiederne uguali nelle altre sfere collegate della società. È necessario che vi sia la volontà politica di sostenere tali cambiamenti ed è cruciale la pressione esercitata dai consumatori. Quest’ultimi dovrebbero rendere la propria dieta maggiormente sostenibile. Per esempio, riducendo il consumo di prodotti di origine animale e prediligendo gli alimenti a filiera corta. È necessario prendere coscienza che la qualità della vita è strettamente relazionata al tipo di agricoltura. Tale legame non ha ripercussioni solo sulla qualità del cibo, ma anche sul clima e sulla biodiversità.
Le numerose esperienze agroecologiche presenti in tutto il mondo testimoniano che un’agricoltura rispettosa ed efficiente è possibile. Spetta prima di tutto a noi cittadini avere un’attitudine verso la natura di coesistenza e non di sfruttamento e il primo passo è informarsi.
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