Dal 15 gennaio al 5 febbraio l’inQubatore Qulturale e la Biblioteca Tancredi Milone ospiteranno la mostra itinerante Echi da Auschwitz.
La mostra Echi da Auschwitz. Viaggio nella memoria attraverso le immagini di Alessandro Lercara e i testi di Barbara Odetto si potrà visitare da domenica 15 gennaio presso gli spazi dell’inQubatore e della Biblioteca di Venaria. Il progetto nasce da un’esperienza vissuta dal fotografo Alessandro Lercara e dalla giornalista Barbara Odetto nel 2011 all’interno dei campi di concentramento Auschwitz-Birkenau. Saliti sul Treno della Memoria, organizzato dall’Associazione torinese Terra del Fuoco, i due vivono la desolazione dei luoghi dell’Olocausto. Racconta la giornalista: «Dopo un primo momento in cui scattare una foto o scrivere un pensiero ci sembrava come abusare della storia di quei luoghi, ci siamo divisi all’interno dei due campi per non influenzarci. Rientrati abbiamo capito che, senza averlo pianificato a priori, ci eravamo mossi nella stessa direzione e che testi e foto si sposavano perfettamente. Entrambi, infatti, avevamo puntato sui concetti di eco, memoria e scorrere del tempo: poteva diventare un progetto».
Il progetto espositivo
Sono due i concetti fondamentali che distinguono gli scatti fotografici: il movimento e l’eco. Un tempo che si è fermato brutalmente per i deportati del Campo di Concentramento e Sterminio di Auschwitz-Birkenau, ma anche un tempo che scorre inesorabile, fugge via, e spesso cancella i ricordi. Il gioco di movimento e staticità reso negli scatti è quindi una traduzione visiva di un concetto molto più profondo: chi oggi entra nei Campi di sterminio rivive un passato che è ancora vivo, presente, attuale in tutta la sua forza.
L’eco, intesa come grido che si propaga nello spazio e nel tempo, è l’altro concetto tradotto in immagine. Nuovamente, il gioco tra fermo e mosso rappresenta l’eco che risuona nella vastità del nulla. Perché Auschwitz, ma soprattutto Birkenau, sorgono in un nulla che per molti ha rappresentato tutto. Per sottolineare la potenza delle urla silenziose dei deportati ogni scatto è accompagnato da una breve frase: un pensiero, talvolta sottointeso, talvolta sarcastico, che non appartiene ad un prigioniero in particolare, ma ad ognuno di loro.
La mostra è stata realizzata grazie all’Associazione Mai tardi-Amici di Nuto e alla Fondazione Nuto Revelli Onlus che, con il finanziamento dei Comuni di Borgo San Dalmazzo, Cuneo, Fossano e Saluzzo hanno permesso la stampa delle opere. Nel Torinese è stata allestita negli spazi della Scuola di fotografia phlibero e presso la Biblioteca Civica di Pecetto.
Vi aspettiamo all’inQubatore il giovedì e il venerdì dalle 15 alle 19, il sabato e la domenica dalle 10 alle 13 e dalle 15 alle 19. La restante parte della mostra la troverete in Biblioteca il martedì, il giovedì e il venerdì dalle 10 alle 18.30, il mercoledì dalle 14 alle 18.30 e il sabato dalle 9 alle 12.30.
Non dimentichiamo!
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